Il festival di Sanremo nasce nel 1951, lo sapete chi ha vinto quella serata?
Nilla Pizzi con la canzone Grazie dei fior, una canzone quasi banale melodica, una canzonetta che oggi si canta e si ricorda, io come sempre non sono nessuno, sono una persona piccolo di statura citata in modo vergognoso da un cantante che della sua melodia ne fa un capolavoro.
E da tempo che sento parlare di lui non faccio nomi perché non ho soldi per pagare un avvocato, ma io e altre persone siamo stufi del suo modo di parlare in pubblico, e voi il chiamato influencer, come vedo male i ragazzi influenzati da lui.
Si fanno i soldi con i like, mi piace i cuoricini quando si ride alla morte di una ragazza, “forse è in cielo, farà la pilota”.
Io quando qualcuno sta male prego per la guarigione, per sua moglie e per i suoi figli, non mi metto a ridere dei suoi problemi o godere se sta male.
Viva per tutti la vita.
Su un autorevole giornale la Repubblica il giornalista Mattia Abate ha scritto:
“Altra situazione tragica, quelle battute sui disabili non fanno proprio ridere”
Fa ridere la disabilità intellettuale, nel non capire nel dire.
“Le donne disabili vogliono essere scopate, almeno ad una donna disabile non devi dirle di stare ferma.”
Vi rendete conto dove siamo arrivati, dove sono le donne che difendono le donne per violenza sessuale, il festival è diventato non quello che nel 1951 cantava canzone inutili, ma di persone che poi si scusano era una” battuta”, sinceramente non mi ha fanno ridere anzi mi vergogno certe volte di essere così sensibile in questa società fondata sui like.
Devo dire grazie a tutti ma soprattutto a Mattia Abbate di Repubblica
Poi 2023 le rose dicono grazie dei fiori calpestati, anche i nostri valori della canzone calpestati.
Sentite questa strofa non la capisco, forse sono vecchio e mi scuso se non la capisco o meglio non voglio capirla:
“Ah, è il ritorno del coglione sulla traccia, ma quello a cui nessuno l’ha detto in faccia. Che non è un fake, e non fa i video con la scaccia, vieni a prenderti il perdono dalle mie braccia. Scendo dal catamarano con la carta in mano, Sono Napoleone con la sindrome del nano.”
Primo non è una sindrome, secondo io ho la sintomatologia del Nanismo, ma non avrei mai citato una patologia, in modo così banale, molto probabilmente metti le parole a caso per fare una canzone, non ti viene la rima, ma così umili chi ama la vita.
Forse oggi c’e’ troppa tolleranza, si può dire tutto quello che si vuole in pubblico, però le parole hanno un peso come dice nel monologo Tiziano Ferro
Le parole hanno un peso nella vita e sugli schermi. E per carità smettiamola di difenderci tirando in ballo l’ironia e il sarcasmo, quelle sono arti delle quali bisogna imparare il mestiere, non confondiamo le acque e i livelli. Le parole hanno un peso e certe ferite resistono nel tempo. L’apologia dell’odio non è un reato che dovrebbe poter cadere in prescrizione ma in questo Paese una legge contro l’odio non c’è, quindi bulli e odiatori italiani tranquilli, siete liberi! Io intanto aspetto tempi migliori, nei quali le parole magari un giorno avranno un peso”.
Una volta c’era la censura perfino la canzone: tramontana di Pettenati era così:
Da quando Eva mangiò la mela ha combinato dei grossi guai, se lei mangiava una banana (sostituita da sé aspettava una settimana) non perdeva la tramontana “ricordava la banana un organo maschile”.
Io non voglio questo ma il rispetto delle persone, la censura mai, ma il rispetto si, sarebbe bello che un giorno venissero cancellate tutte le recensioni, tutti i like, per piacere bisogna essere Umani avere umanità.
L’idolo che Noi vecchi avevamo in mente era la vostra libertà, non essere condizionati al vecchio modo di vivere arcaico come l nostro, non si poteva parlare di sesso, nelle trasmissioni pubblicitarie la carta igienica non veniva trasmessa nell’ora di pranzo, era censurata perché era contro l’indecenza e buon gusto.
Ora a tutte le ore fanno vedere, compreso mente mangiamo, la demo di come si usano i pannolini assorbenti e la carta igienica, certe volte era buon senso, evitare il cattivo gusto.
Ora la libertà c’è, manca il rispetto.
Non siete poeti come De Andre, ma fate solo musica senza senso e fate battute accattivanti e molte volte la gente ne soffre psicologicamente, e molte volte per strada si rivolge a noi con disabilità imitando voi idoli del like e delle vostre parole, se lo dicono loro possiamo farlo anche noi.
Mi domando inoltre come interpreta la Rai, per cui pago un abbonamento nel vedere nel sentire certe cose, forse non si ricorda che esiste anche la “responsabilità sociale d’impresa”, essere un’azienda con sani principi che si adopera per il bene comune.
Inclusione comunicazione volontariato per voi la responsabilità sociale d’impresa è soltanto quanti utenti stanno guardando, ma vi guardiamo anche Noi, la cultura e il benessere e’ di tutti non solo delle persone che sono famose e hanno una visibilità sociale.
Amo il confronto con le persone, spiego a loro la nostra volontà di essere inclusi nel mondo e far parte di questa società, per favore già facciamo fatica, fare un passo inclusivo, poi la società dei like, ci riporta indietro ancora facendo pesare la nostra fatica, NOI VOGLIAMO VIVERE NON SOPRAVVIVERE.
Vi lascio nelle vostre canzoni, ma sono assicuro che non vi ascolterò o ben altro da fare:
Sperare in un mondo migliore.
Una cosa vi ringrazio è nell’aver conosciuto Paola Egonu sul giornale mi ha colpito la frase che molti dovrebbero immedesimarsi o meglio capire.
Tra tanti bicchieri colorati tutti scelgono quello trasparente, ma poi scopri che se bevi l’acqua il contenuto è uguale
Cordiali saluti zio Leo.
Grazie Mattia Abbate di Repubblica